31/01/09

CONCLUSIONE

CONCLUSIONI



Dopo aver esaminato sommariamente il pensiero orientale, sia con il breve excursus delle varie correnti, che del pensiero di Sai Baba, a questo punto sorge la tentazione di porsi la domanda: quale delle due civiltà è più valida? Quella che nella sua inerzia (portata all'esasperazione) vede la morte come il trionfo della vita, o quella estremamente attiva, basata sul progresso, che conduce spesso all'alienazione?


E' una domanda a cui non è facile rispondere, ma ci sarà poi una risposta? Viene in mente una formula proposta da Platone, per la quale ognuno deve fabbricare la propria zattera (18) per affrontare il burrascoso mare della vita. Il filosofo greco prospetta pure l'esistenza di alcuni fortunati, i quali possono disporre di una barca più solida, cioè quella di una divina rivelazione.


Sai Baba è uno di quei fortunati? Nessuno può dirlo se non Dio stesso e la storia. Certamente i grandi problemi della vita e della morte, della felicità, della morale, ecc., per i quali in 3000 anni i pensatori dell'oriente e dell'occidente hanno impegnato i loro sforzi, non sono risolvibili con una semplice formula o con una ricetta, ma, come si è fatto notare nel corso della trattazione, quello di Sai Baba è un pensiero sincretico, che si avvale delle esperienze dell'umanità.


Ciò che servirebbe, quindi, sarebbe forse l’opera di persone ragionevoli, che, invece di predicare tanto, si rimboccassero le maniche e operassero in modo tale da mettere in pratica quegli insegnamenti che, da secoli, i grandi uomini illuminati ci danno. Sai Baba forse è uno di questi, forse no; quel che è certo, è che la sua opera è tutta volta in tal senso.


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(18) E di zattera, se ben ricordate, ne parlava già Buddha.

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