31/01/09

a) Il Pensiero Filosofico.

a) Il Pensiero Filosofico.

Sai Baba afferma che l'uomo porta dentro di sè Dio e che, per realizzarlo, altro non deve fare che eliminare quegli ostacoli che gliene impediscono la visione.

Questi ostacoli sono raggruppabili in una sola parola: Ego, ossia l'errata concezione che abbiamo del mondo e di noi stessi. La sensazione di essere separati da Dio, o di essere soltanto un corpo, è Ego ed è da ciò che derivano tutti i vizi (l'egoismo, l'invidia, la gelosia, ecc.) che portano l'uomo alla perdizione ed alla sofferenza.

Occorre qui chiarire il termine, in quanto perdizione, per gli indiani, non significa dannazione eterna. Come abbiamo già visto, essa è la perdita nella ruota del ciclo delle morti e rinascite, per cui lo spirito si trova costretto a dover sottostare alle leggi del Karma e, di conseguenza, a soffrire. L'Ego, per Sai Baba, è prodotto dall'attaccamento ai beni terreni e, quest'ultimo, è generato dai desideri.

Per arrivare alla liberazione occorre, quindi, eliminare l'Ego, l'attacamento, cioè i desiseri, attraverso una disciplina purificatoria. Tutte le religioni sono, per Sai Baba, ugualmente valide per arrivare a far ciò, a patto che siano interpretati nel modo giusto gli insegnamenti propri di ciascuna. Il concetto fondamentale, su cui si fonda questa sua religione universale, è l'identificazione del proprio Sè interiore con Dio e il riconoscimento della sua immanenza. Tutto il resto viene di conseguenza.

La disciplina purificatoria, qualunque essa sia (dalla meditazione yogica, alla preghiera cristiana o mussulmana), deve arrivare a pulire la mente dai desideri, in modo che vi sia spazio anche per Dio, solo così Egli può rivelarsi nel cuore dell'uomo e renderlo strumento di salvezza per altri
(notare la similarità di questo cocetto con quello del deposito dei sufi).



L'aldilà, per Sai Baba, è uno stato della mente, così come l'universo fenomenico, mentre Dio è uno stato di consapevolezza più profonda. Ecco spiegato perchè, all'entrata del tempio di Prasanthi Nilayam, sta scritto: "solo nel silenzio si può udire la voce di Dio". Per realizzare Dio bisogna, in sostanza, interrompere il movimento della mente; ma chi è Dio?

Dio è: Sat-Cit-Ananda, cioè essere-conoscenza-beatitudine, come abbiamo già visto nella parte dedicata all'Induismo, cioè Coscienza Universale, l'insieme di tutti i Sè individuali. "In realtà", dice Sai Baba, "il Sè è la stessa Coscienza Universale. Non esistono dei Sè individuali. Si parla di Sè individuali soltanto per comunicare. La Coscienza è una sola, unica per tutti e da questa deriva tutto ciò che vediamo, tutto ciò che cade sotto i nostri sensi. L'anima è in ognuno vasta e illimitata. Noi immaginiamo che l'atman sia in noi. No! Noi siamo nell'atman, esso non è in noi (6). Tutti gli esseri sono vivi ed attivi, si muovono, si riposano, nell'onnipervadente atman. Noi siamo tutti nella sala, non è la sala ad essere in noi. Dire che l'atman è in me o in te è dichiarare la nostra ignoranza spirituale". Il Sè è quindi immanente: è presente in ogni cosa, nel micro come nel macro. La più piccola particella nucleare è Coscienza Universale, così come l'uomo, l'asino, la cicala, le piante, i sassi, ecc.

"Quello che vediamo sono soltanto nomi e forme diverse della medesima Coscienza. L'universo intero e tutto ciò che esso contiene ne è un'appendice. Noi tutti siamo soltanto degli strumenti di questa Coscienza".

Sai Baba continua affermando che l'uomo è una proiezione di Dio: la nostra intelligenza e la nostra coscienza individuale, in realtà, non sono altro che Dio stesso limitato nelle sue espressioni dal corpo fisico. In altre parole noi siamo Dio incarcerato in un corpo fisico. Noi siamo la Coscienza Universale limitata.

Dice ancora Sai Baba che tra noi e Dio esiste soltanto il velo di Maya, ma che essa non esiste finchè non la cerchiamo:


"L'immagine del vostro viso è dentro al pozzo soltanto quando voi guardate al suo interno per scoprire se la vostra faccia è lì o non è lì".


In altre parole, il mondo manifesto esiste soltanto in funzione della nostra testimonianza.

Se l'osservatore non testimonia, l'universo non appare
;

se la testimonianza cessa l'universo scompare:


"Se improvvisamente tutti gli uomini smettessero di pensare,
l'universo sparirebbe di colpo".


La realtà, così concepita, risulta essere il frutto della nostra immaginazione, tanto più reale quanto più noi ci attacchiamo ad essa (7).

La creazione però, dice sempre Sai Baba, non è una vera creazione, ma soltanto un riflesso: "Dio non ha creato, altrimenti avrebbe duplicato se stesso (ricordiamo che Dio è Uno): si è semplicemente riflesso". Baba porta l'esempio dell'oceano e delle onde: "L'oceano è Dio e voi siete le sue onde. Che differenza c'è fra l'acqua dell'oceano e quella dell'onda? L'unica differenza sta nel movimento, il quale crea l'onda che sembra essere diversa dal resto dell'oceano.

L'unica differenza tra Dio e l'universo (quindi anche l'uomo) è che la Coscienza Universale è immobile, mentre quella individuale è in movimento. Il movimento crea la manifestazione fenomenica. Quando la Coscienza Universale è immobile, è Dio, Assoluto. Quando si mette in movimento, forma l'universo che vediamo. Basta spegnere il movimento per tornare ad essere Dio".

In altre parole, quando lo stato coscienziale primitivo dell'Assoluto cambia, si entra in un diverso stato coscienziale che chiamiamo vita. Per ritornare allo stato coscienziale primordiale, dobbiamo abbandonare lo stato di coscienza chiamato vita e rientrare in quello chiamato divino. Cosa impedisce il passaggio? La mente.

Questa forma attorno a sè una corazza di concetti, i quali si formano grazie ai desideri. Più desideri ci sono più concetti vengono elaborati e la mente si ingrossa impedendo il passaggio. "Spegnete i desideri", dice Sai Baba "e l'universo sparirà, ciò che apparirà sarà allora soltanto la vostra stessa Divinità. I desideri sono il grande ostacolo alla realizzazione della Divinità" (8).

Per Baba, tutto ciò che percepiamo coi nostri organi sensoriali è concettuale, non è la realtà vera. Se lo fosse non si modificherebbe nel tempo: ciò che si modifica, infatti, non può essere reale in senso assoluto.

Che cos'è allora che si modifica? Si modifica qualcosa di non reale, un'immagine, un miraggio, un'illusione. Il mondo è illusorio proprio perchè si modifica ed essendo illusorio non può che essere una concettualizzazione, cioè il risultato di alcuni concetti elaborati dalla stessa Coscienza Universale. Quindi l'unica cosa reale, che non si modifica nel tempo, è il Sè, mentre l'universo manifesto non è che un concetto dello stesso Sè, un sogno.

Per arrivare a percepire Dio, ad essere Dio, Sai Baba dice: "Se voi mettete dell'acqua di sorgente in un secchio sporco, l'acqua si sporcherà.

Per avere dell'acqua pulita bisogna prima pulire bene il secchio. Il secchio è la mente: se volete che la purezza di Dio vi sia manifesta, lavatela dai desideri, dagli attaccamenti terreni, dai concetti fasulli e illusori del vostro Ego."

Sempre secondo Sai Baba, inoltre, Dio chiama sempre a sè l'uomo, ininterrottamente, anche se questi non lo sente:


"La calamita attira sempre il ferro, ma come volete che il ferro ne sia attratto se è coperto da ruggine? Così anche voi, non potete essere attratti da Dio se siete coperti dalla ruggine dei desideri, ma Egli vi attira sempre a Sè".


Tuttavia, il vaso, per accogliere l'esperienza della Divinità, dev'essere vuoto di vizi, ma anche di virtù. Ci si potrà stupire, ma, secondo l'ottica di Sai Baba, per arrivare al di là delle apparenze, quindi a Dio, l'agire deve essere senza aspettative. Bisogna agire cioè senza preoccuparsi delle reazioni, dei frutti e dei risultati (Karma-yoga). In questo senso è da intendere il trascendere anche la virtù: essa non deve costituire una finalità che alimenta l'attaccamento al risultato del proprio agire.

Qualcuno potrebbe scandalizzarsi, ma, per Sai Baba, la strada che porta a Dio non è quella del superamento del vizio, bensì quella del distacco:


"Il distacco è la chiave d'oro che porta alla Liberazione".


"Solo eliminando le tre Guna dal nostro carattere possiamo sbarazzarci dell'illusione. Perchè anche Sattva va trascesa? La Gita afferma che persino la sete di liberazione è un legame. In realtà siamo già liberi ed il legame è solo un'illusione; pertanto il desiderio di scioglierlo è dovuto all'ignoranza" e l'ignoranza è un legame.

La ricerca spirituale è fatta di gradualità, il primo gradino è legato al Dio formale, all'immagine e al ritualismo, alla preghiera e al canto; il secondo, invece, al Dio informale (senza forma), l'Assoluto. Così da principianti si diventa devoti e, infine, ricercatori puri. Il principiante avrà bisogno di esteriorità; il devoto servirà gli altri, riconoscendo in tutti la medesima coscienza universale; mentre il ricercatore non avrà più bisogno di esteriorità o di servire, perchè avrà scoperto il gioco degli stati coscienziali.

Ogni centro Sai cerca di fornire la possibilità di passare da principiante, a devoto, a ricercatore. Sai Baba propone delle pratiche molto semplici: il canto sacro, la meditazione, la recitazione e ripetizione del Nome di Dio, il servizio disinteressato ai bisognosi, ecc. Senza per questo, tuttavia, denigrare altri culti, ma cercando, invece, di spingere le persone a riscoprire i Valori propri della religione a cui appartengono, poichè tali valori sono, alla fin fine, identici per tutte: ogni religione, cioè, è un sentiro che conduce a Dio.


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(6) Anche Plotino affermava che non erano le anime ad essere nei corpi, ma che erano i corpi
ad essere nell'Anima.
(7) "Il mondo è una mia rappresentazione...il mondo circostante non esiste se non come
rappresentazione, cioè sempre e soltanto in relazione con un altro essere, con il percepiente,
con lui medesimo".
Arthur Schopenhauer
(8) "Un solo libero sguardo gettato sulla natura è sufficiente a rianimare, a rallegrare ed a
riconfortare ad un tratto chi si agita nel tormento delle passioni, delle necessità e delle pene:
la tempesta delle passioni, l'impulso del desiderio e del timore, in una parola tutti i tormenti
che affliggono la volontà vengono messi a tacere come per incanto. Infatti nel momento
stesso in cui, liberi dalla volontà, ci si abbandona alla conoscenza pura ed esente dal volere,
si entra, per così dire, in un altro mondo dove non esistono più elementi che possano,
suscitando il desiderio, eccitare violentemente gli animi".
Arthur Schopenhauer

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